venerdì 11 marzo 2016

Recensione: "I gatti non hanno nome"

Buon Venerdì mie cari lettori!
Finalmente  il fine settimana sta arrivando e  io vi regalo una recensione fresca fresca!
Qui il tempo è sempre super variabile e ultimamente durante il week-end fa brutti scherzi, speriamo in bene per questo sabato!
Voi come state? Avete progetti per questo week-end?
Cosa state leggendo?
Titolo: I gatti non hanno nome
Autore: Rita Indiana
Casa editrice: NN Editore
Prezzo: 16,00 euro
Anno di pubblicazione: 1 Dicembre 2015
Pagine: 165

Il mio pensiero
Qualche giorno ho deciso di iniziare questo libro attratta dalla copertina e da una trama molto accattivante.
"I gatti non hanno nome" è un libro molto particolare che ha come protagonista una giovane quattordicenne, che fin dall'inizio ci spiega che è quasi impossibile dare un nome ad un gatto.
"I gatti non hanno nome, lo sanno tutti. Ai cani, invece, qualunque cosa va bene, si buttano lì una o due sillabe a caso e gli rimangono appiccicate con il velcro.
Il problema è che senza un nome i gatti non rispondono, e perché mai dovremmo volere un animale che non viene quando lo si chiama?"
Nonostante questo passa la maggior parte delle sue giornate a lavoro a scrivere nomi su nomi su un quadretto.
La giovane ragazza, di cui non ci è dato sapere il nome, lavora come segretaria presso lo studio veterinario dello zio Fin, un uomo che nel suo piccolo nasconde qualche segretuccio.
Durante tutto il romanzo, la nostra protagonista ci racconterà la sua vita ed insieme ad essa ci presenterà tutte le persone che ne fanno parte.
Ci racconterà di zia Celia, moglie di zio Fin, una donna in grado gestire centinaia di operai, la cui rabbia si proietta in forma di scritte al neon sulla sua fronte.
Ci racconta dei suoi genitori, che improvvisamente decidono di farsi un bel viaggio lasciandola dagli zii, della sua migliore amica Vita e delle loro serale passate insieme, dei tanti animali che incontra alla clinica e di molto altro.
Grazie alle cose che legge, ai racconti che ascolta, cerca di trovare i nomi più adatti da dare al gatto che bazzica lo studio.
La giovane protagonista è alla ricerca di se stessa, della sua sessualità e di ciò che vuole nella vita.
Questo è più che normale per una quattordicenne, trovare il posto nel mondo, scoprire l'amore...
"Mi chiese se andava tutto bene e io avrei voluto dirle che aveva un nipote che si chiama Uriel, che in clinica c'era un cane figlioccio del papà di Zia Celia[...]che forse io ero gay, ma preferii non rovinarle il viaggio e le dissi che tutto andava a gonfie vele..."
Ed è proprio quello che succede in questo romanzo, attraverso le scene di vita quotidiane che ci vengono descritte, essa inizia a conoscersi e a conoscere il mondo che la circonda, aiutata anche dai bizzarri protagonisti che ci vengono narrati.
Una delle cose che più mi ha fatta sorridere è proprio la caratterizzazione dei personaggi, li ho trovati bislacchi, delle volte fuori dalle righe ma perfettamente inseriti nel contesto: come ad esempio Armenia, la donna delle pulizie che da piccola curava la tubercolosi con un cucchiaino, la nonna che sostiene che la casa sia stata leggermente spostata e anche tutti i proprietari di animali che entrano nello studio.

Lo stile di scrittura di Rita Indiana, l' ho trovato scorrevole, mai banale e capace di trasportati in una realtà parallela completamente diversa da quella a noi famigliare.
Un romanzo ironico ma capace di farti riflette e perché no, di farti affezionare anche ai personaggi.
All'inizio di ogni capitolo è presente una frase, sinceramente non ho ben capito a cosa servisse ma alcune le ho trovate molto carine.
A chi consiglio questo romanzo? A tutti quei lettori che vogliono qualcosa di diverso, che vogliono avvicinarsi ad una storia mai banale e fresca.



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